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Anche quest’anno siamo stat3 invitat3 a partecipare alla presentazione del nuovo Dossier Statistico Immigrazione. Martedì scorso, grazie al lavoro del Centro Studi e Ricerche IDOS, insieme al Centro Studi Confronti e all’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, si è tenuto a Roma un incontro di riflessione sul fenomeno migratorio: sulle narrazioni e le rappresentazioni connotate in negativo dello stesso, il quale risulta essere, con evidente chiarezza, continuamente criminalizzato dalle politiche europee e nazionali del nostro contemporaneo. 

Riprendendo le parole dell’antropologo René Girard nell’opera “La violenza e il sacro”, Luca Di Sciullo, Presidente dell’Associazione IDOS, ha introdotto un tema cruciale per comprendere le dinamiche della società contemporanea in relazione al fenomeno migratorio e non solo. Ponendo attenzione alla potente figura biblica di Caino, la riflessione di Girard muove introno a quell’originario atto di violenza, l’omicidio di Abele, che sembra essere il fondamento della creazione delle prime città. Com’è noto infatti, Caino, dopo aver ucciso il fratello, si trasforma in costruttore di una nuova società. Questa figura di uccisore-fondatore, evocata anche da altre figure mitiche della storia umana come quella di Romolo, simboleggia una verità inquietante: la costruzione della civiltà, come la conosciamo, nasce da un fratricidio.

Questo legame tra violenza e potere è ancora vivo nelle istituzioni moderne, dove il “legislatore”, lontano dall’essere un arbitro imparziale, è intrinsecamente connesso alla violenza. Le leggi spesso legittimano il potere, creando un sistema che perpetua la negazione della fratellanza e giustifica la crudeltà come un mezzo per mantenere il controllo. 

Osserviamo, come ci invita il Dossier Statistico Immigrazione, che nella gestione politica del fenomeno migratorio, la violenza diventa non solo tollerata, ma più precisamente incoraggiata: la risposta che si propone di fronte ai “nemici esterni” che valicano i nostri “confini” è quella dell’allontanamento, della deportazione e dell’eliminazione.

 

Negli ultimi trent’anni le persone migranti sono diventate il capro espiatorio di tutte le difficoltà sociali ed economiche che affliggono l’Europa. Come osserva Di Sciullo, l’ostilità verso i migranti non è più solo un fenomeno sociale, ma una politica istituzionalizzata. Le leggi più recenti sono sempre più dure, crudeli e prive di fratellanza. Le persone che arrivano sulle nostre coste sono trattate come numeri, private dei diritti fondamentali e costrette a vivere in una condizione di precarietà giuridica e sociale.

In particolare, l’Italia ha avviato un processo di esclusione che si estende ben oltre le politiche di accoglienza. Le persone migranti sono esposte allo sfruttamento lavorativo, a condizioni di vita disumane nei CPR, e a una burocrazia che rende difficile, se non impossibile, il riconoscimento della cittadinanza. La politica migratoria dell’ultimo ventennio è una politica di “chiusura”, che non solo impedisce l’ingresso, ma crea vere e proprie “zone grigie” di esclusione, con la complicità di governi europei che chiudono gli occhi davanti agli abusi sistematici.

 

Oltre i numeri che spaccano gli schermi dei nostri smartphone e impoveriscono non di poco lo scenario di pericolosi riduzionismi, ci sono ancora una volta le persone e le loro vite. Questi incontri, questi momenti di riflessione che nascono grazie a un lavoro così minuzioso com’è quello del Dossier statistico sull’immigrazione, ci ricordano che fortunatamente, sono molte le voci che continuano a battere il colpo per la difesa dei diritti umani

Tra i contributi del 29 ottobre, quello di Nawal Sofi, in collegamento video, ci ha maggiormente restituito la cifra delle condizioni di vita delle persone che migrano, il frutto marcio delle politiche europee e nazionali. Nawal Sofi coordina le operazioni di salvataggio in mare, denunciando quotidianamente le violenze ai confini dell’Europa e le condizioni in cui vengono detenuti i migranti. “Le storie che non possono essere raccontate” – come ha affermato – sono quelle di chi, a causa di torture, rapimenti e ricatti, è costretto a subire un silenzio forzato. Queste persone si trovano intrappolate in un circolo di violenza e sfruttamento che non lascia via d’uscita.

 

Il quadro che emerge è allarmante: l’Europa si sta lentamente trasformando in una fortezza, dove l’indifferenza si sta sostituendo all’umanità, e il diritto d’asilo è ridotto a un’illusione. Le politiche migratorie diventano sempre più crudeli, e l’assenza di una risposta civile e solidale porta a una crescente “assuefazione” dell’opinione pubblica. Questo fenomeno, come ha sottolineato ancora Di Sciullo, è pericoloso: mentre le atrocità si moltiplicano, la capacità di indignarsi si affievolisce. La violazione dei diritti umani diventa “normale”, come se fosse inevitabile e giustificata dalla difesa delle frontiere e dalla protezione della “sicurezza”.

Diventa a questo punto fondamentale che la società civile, le organizzazioni e le istituzioni tornino a riflettere sul valore della solidarietà. La condizione dei migranti è solo la punta di un iceberg di disuguaglianza e ingiustizia che non può essere ignorata, se vogliamo costruire un futuro migliore per tutt3.

 

Nelle prossime settimane, grazie ai dati e alle analisi proposte all’interno del Dossier Statistico Immigrazione 2024, ragioneremo sulle condizioni dei migranti nelle carceri italiane e non solo.

Lasciamo qui sotto gli articoli sul Dossier Statistico Immigrazione degli anni passati:

Dossier statistico immigrazione 2022 – i migranti nelle carceri italiane

Dossier Statistico Immigrazione 2023