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Mestruazioni ristrette: come vivono le donne il ciclo mestruale in carcere? Abbiamo chiesto a Maria di raccontarci la sua esperienza, i suoi ricordi di dentro relativi proprio alle questione della fornitura di assorbenti e delle condizioni in cui si abita l’istituzione totale penitenziaria. 

La testimonianza qui trascritta si inserisce nel più ampio progetto della Cooperativa P.I.D. “Assorbire il cambiamento”. Un progetto che ha lo scopo di portare un beneficio concreto alle persone recluse grazie alla donazione di materiali sanitari, di accendere l’attenzione della società, delle istituzioni e della cittadinanza sulla condizione delle donne recluse, nonché di raggiungere un cambiamento sistemico della questione affrontata.

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MARIA

Entrare in carcere: la dotazione

Quando entri in carcere ti viene assegnata una cella, un letto, se nella cella ci sono più persone e ti viene data una “dotazione”: le lenzuola, una specie di asciugamano, un asciughino per i piatti, bicchieri e posate di plastica e una saponetta. Poi, non è detto che te li diano all’inizio, ma comunque puoi chiedere un pacco di assorbenti al mese. Ovviamente sono indecenti come assorbenti, come qualità e soprattutto sono pochi.

A. «Quindi non ci sono le marche che girano fuori?»

No, sono cose di quelle tipo materassino, magari stretti e lunghi che comunque non si trovano in commercio… Sono quelle sottomarche che non so da dove vengono fuori, sicuramente ci saranno dei fornitori che producono proprio per il carcere, insomma.

A. «Immagino che poi non ti danno i vari “modelli” tipo il salvaslip o l’assorbente per la notte, eccetera…»

Ti danno un pacchetto standard che ti deve durare. Chiaramente il problema sta nel fatto che quasi tutto quello che ti danno loro non ti può bastare. Una saponetta non ti può bastare un mese. Una spugnetta, per dire, la spugnetta dei piatti magari un mese non basta. Quelle spugnettine per pulire si sbriciolano facilmente. Poi se vanno a contatto con la varechina è finita, so’ morte subito, istantaneamente. Quindi lì il problema… In carcere è sempre un problema di status economico, se hai qualcuno che ti può dare i soldi da fuori puoi comprare al sopravvitto che ne so, il bagnoschiuma, lo shampoo, eccetera. 

Poi dipende dalle carceri, ci stanno posti dove ti portano la lista per la spesa una volta a settimana, posti dove te la portano due volte a settimana e tu da lì tu puoi richiedere tutte le cose che stanno là. Se volevi particolari prodotti, un tempo lo richiedevi tramite domandina, ma dipende sempre dagli istituti. Da quello che so io, per esempio, adesso ai maschili fornirsi con le domandine è diventato quasi impossibile. Questo perché il fornitore che prende l’appalto per il sopravvitto e per il vitto magari non ci spreca il tempo a cercare le cose che chiedi. Qualche volta è garantito l’acquisto dei libri, quello sì. Ci mettono tanto tempo però poi te lo portano il libro. Per quanto riguarda l’assorbente in sè per sè è una carenza cronica, cioè all’interno del carcere. Poi ogni donna c’ha le sue, no?

Mestruazioni ristrette: convivenze e strategie

Consideriamo che può sembrare che con la convivenza arrivi anche la sincronizzazione delle mestruazioni

Sappiamo che questo fatto non è scientificamente provato ma nonostante ciò è qualcosa che torna spesso nelle esperienze condivise delle donne. 

«Nessuno dice che la coordinazione dei cicli mestruali non esista, sia chiaro. Stiamo dicendo che fino ad ora non esistono studi riproducibili che abbiano fornito evidenze numeriche a supporto di questa tesi. L’unica cosa che spiega l’effetto, ad oggi, è una distorsione nella percezione del fenomeno.» Fonte: Missionescienza.it

Per quanto riguarda la convivenza tra mestruazioni ristrette, infatti, può succedere che il ciclo mestruale di alcune persone si sincronizzi. Magari non tutte nello stesso periodo, insomma dipende, però questa cosa è stata notata. Il problema è che se stai male durante l’inizio delle mestruazioni devi chiamare l’infermiere per farti dare un antidolorifico perché non lo puoi tenere e anche qui le tempistiche sono lunghe, gli infermieri ci possono impiegare ore perché non si muovono per una sola persona, devi attendere il momento in cui fanno il giro della sezione.

Cioè, intorno alle mestruazioni si gioca un periodo delicatissimo della donna. Io sono una persona un po’ tetragona, sotto il punto di vista di cercare di condizionare i propri bisogni, quindi riuscivo o ad anticiparle o a posticiparle in vista di un possibile trasferimento che mi aspettavo per un processo o per altro. Riuscivo a condizionare il mio corpo ad aspettare che avvenisse quell’evento per non trovarmi durante il viaggio con il problema delle mestruazioni, perché non ti fanno scendere dal furgone durante i trasferimenti. È vietatissimo, a meno che non devi fare viaggi lunghissimi. Mi ricordo a suo tempo, adesso non lo so, avevano istituito anche i trasferimenti con gli aerei, se ad esempio devi fare viaggi molto lunghi, per abbreviare anche il tempo di pagamento della scorta che deve andare e tornare. Devono essere tre persone durante i trasferimenti: c’è il capo scorta, c’è quello che guida, l’autista, e poi c’è quello che sta dietro con il detenuto che lo deve accompagnare. Se porti tre detenuti devi portare tre persone, capito? Quindi diventa complicato. E quindi intorno alle mestruazioni si gioca tutta questa ansia. Oppure l’assenza delle mestruazioni a causa dello stress, lo shock del carcere colpisce moltissime ragazze, le fa perdere. 

Salute mestruale e visite ginecologiche

A. «Per quanto riguarda le visite specialistiche ginecologiche, come funziona?»

Anche le visite ginecologiche passano attraverso il sistema di richiesta tramite il medico del carcere. Tu vai dal medico, gli esponi il tuo problema e se lui ti dice “va bene ti segno” allora fai la visita con uno specialista. Se gli va bene, sennò rimani e aspetti.

A. «Dipende dalla persona che ti trovi davanti?»

Sì, i medici del carcere ce ne stanno di tutti i tipi. Ci stanno quelli che ti danno ascolto e quelli che non ti si filano per niente. Poi oggi, con tutti “i mattarelli” che stanno in carcere, invece di stare in un luogo più adatto per i disagi mentali, i medici hanno ancora più lavoro da fare: è un grande problema.

Comunque a me non è mai capitato che sono andate via le mestruazioni. La mia esperienza personale è che proprio a un certo punto ho cominciato a stare così male che ho chiamato io da fuori una ginecologa che è stata fatta entrare su richiesta mia dal direttore. La ginecologa mi ha detto che dovevo farmi operare immediatamente e togliere l’utero. E così è stato. Mi hanno mandato a Pisa e lì mi hanno operato: è stata un’esperienza abbastanza bruttina.

E a quel punto sono diventata fornitrice di assorbenti perché li prendevo per le altre. Mi spettavano, quindi un mese  a una, un mese all’altra… la mia parte di assorbenti si dava. Quelli del carcere si usavano per la notte principalmente. Se non hai i soldi per comprarli ti devi arrangiare con la carta igienica, ad esempio o gli asciugamanetti. Anche perché di carta igienica te ne danno tre rotoli al mese, ma che ci fai?

 

È una legge de’ natura insomma, te devi protegge’, è una questione di adattamento… in tutti i sensi: nelle relazioni umane, nelle relazioni con la custodia. Ti adatti  comunque sia a un ambiente in cui sai quello che puoi esprimere, quello che non puoi esprimere, come lo devi esprimere… che spazio vitale c’hai, no? Devi crearti il tuo spazio vitale, eh.