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ALESSIA

La mission della Cooperativa PID è costantemente orientata alla garanzia dei diritti delle persone fragili; la persona è sempre al centro dell’agire, in un’ottica di prevenzione del rischio di esclusione sociale, attraverso percorsi volti all’autonomia dell’individuo, alla tutela dei diritti e all’uguaglianza.

Il nostro lavoro è quello di tentare sempre nuovi approcci, al fine di costruire interventi socio-riabilitativi attraverso tecniche e pratiche professionali che promuovono la capacità di scoperta o ri-scoperta delle risorse interiori individuali, come ad esempio la Danzamovimentoterapia Espressivo-Relazionale® (DMT-ER®).

Definita nel 1966 dall’ADTA (American Dance Therapy Association) come “l’uso psicoterapeutico del movimento”, la DMT-ER è volta a incentivare il benessere personale e sociale, a supporto dell’armonizzazione di manifestazioni psichiche, somatiche e relazionali. 

Attraverso il ritmo e il movimento, l’individuo partecipa della dimensione creativa del gesto espressivo: la danza, libera dagli aspetti puramente estetici e dal rigido tecnicismo diventa mezzo canalizzatore e veicolatore a livello simbolico di vissuti emozionali della persona.

Nel laboratorio proposto di Danzamovimentoterapia Espressivo-Relazionale si considera il disagio psichico come inscritto nel corpo e nella relazione ed i laboratori insistono sul qui ed ora della sessione, in cui il paziente attraverso specifiche tecniche di espressione corporea sperimenta relazioni umane più armoniche e soddisfacenti, senso di appartenenza, condivisione e reciprocità. L’attività viene proposta in gruppo per dare ai partecipanti la possibilità di manifestare, riconoscere, decodificare e modificare i propri modelli comportamentali e relazionali grazie al confronto con gli altri.

 

Oggi abbiamo voluto raccontare, attraverso le immagini sulle nostre pagine social, l’esperienza di danzaterapia svolta a Tagliacozzo, in  Abruzzo, nell’ambito  della quinta edizione della Danzamovimentoterapia  Espressivo Relazionale (Dmt-ER®) Summer School. L’open session nel bosco (animata in  large group con la conduzione di Barbara Dragoni, Vincenzo Bellia e le allieve della Scuola Dtm-ER) ha visto la partecipazione di un’ampia rappresentanza del Centro Diurno “Il Faro” di Anzio, a coronamento di una continuativa attività che la Cooperativa Sociale PID svolge settimanalmente in convenzione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL RM6.

 

Quando pensiamo all’espressione libera del corpo, l’ultimo luogo di rappresentatività che ci viene in mente è sicuramente il carcere. Nel corso dell’Ottocento, come spiega Foucault, la pena si trasforma in qualcosa di più pudico:  il corpo si fa strumento di privazione della libertà; non si tocca più il corpo, piuttosto si interviene su di esso. E gradualmente, svanisce il contatto tra il condannato e il condannante.

«Se è ancora necessario, per la giustizia, manipolare e colpire il corpo dei giustiziandi, lo farà da lontano, con decenza, secondo regole austere e mirando ad un obbiettivo ben più “elevato”. Per effetto di questo ritegno, tutta una serie di tecnici ha dato il cambio al boia, anatomista immediato della sofferenza: sorveglianti, medici, cappellani, psichiatri, psicologi, educatori». (Sorvegliare e punire, M. Foucault)