Cooperativa sociale che offre servizi di ascolto, orientamento, formazione, accoglienza rivolti a detenuti/e, ex detenuti/e e persone che vivono in condizione di disagio sociale.

Tag: pensieri

Alla fine della fine – La crisi climatica secondo L

IL NOSTRO “RICERCATORE SPOSSATO” COMMENTA I TRAGICI EVENTI CHE STANNO VIVENDO LE PERSONE CHE ABITANO IN EMILIA ROMAGNA E LA CRISI CLIMATICA CHE  TROPPO SPESSO VIENE IGNORATA E SOTTOVALUTATA, PER PRIMA COSA NON CHIAMANDOLA CON IL SUO NOME.
LE PAROLE DI L

Vi è stato un gran parlare in questi mesi di ragazzi delinquenti che sporcavano i muri dei palazzi di potere con vernice lavabile. Erano e sono ragazzi che sia pure con “modalità discutibili” hanno voluto gettare un grido di  allarme sulla crisi ambientale in atto, sulla devastazione del nostro Pianeta.  Li hanno “demoralizzati” questi ragazzi, creando un “humus” favorevole a chi vorrebbe o potrebbe (già accade) considerarli addirittura criminali

Ognuno vede la realtà attraverso i propri pregiudizi, ma va bene così …

Che dico? Va male così!

Questa “glassa” demagogica e populista è vomitevole. 

Recentemente c’è stato anche chi ha ipotizzato nei compiti di alcuni esponenti di Fridays for Future “associazione a delinquere”. Siamo alla follia.

 

Le piogge tropicali e i fiumi che rompono gli argini in Emilia Romagna, i morti e le oltre 10.000 persone sfollate e senza più una casa sono l’evidenza della crisi climatica di cui si dovrebbe tener conto. Lasceremo alle generazioni future un Pianeta devastato. 

Non si capisce che le frasi di circostanza proferite in questi giorni non bastano, senza il coraggio di porre fine ai combustibili fossili. Non si capisce che alla fine della fine, c’è soltanto la fine. “E a culo tutto il resto” direbbe Guccini, nato da quelle parti.

 

Questi ragazzi che sporcano i muri e i monumenti sono inascoltati, protestano nell’indifferenza. Lo scorrere implacabile del tempo renderà più chiara la situazione, in tutta la sua drammaticità. Parafrasando Gramsci, è giusto dire che è odiosa questa indifferenza.

Ascoltiamoli!

 

Firmato, M49 (l’orso)

 

25 Aprile: Anniversario della Liberazione d’Italia

LE PAROLE DI B

L’anniversario della Liberazione è una festa nazionale della nostra Repubblica, di cui quest’anno ricorre il 78° anniversario. Ma… c’è un “ma”! Però… c’è un “però”! E potremmo andare avanti così all’infinito, ma “le parole sono stanche” (Giorgia, la cantante!) “anche quando sono importanti” (Nanni Moretti).

Questo 25 aprile infatti è uno dei più controversi e discussi mai celebrati. Da mesi ormai, sgomenti ed increduli, assistiamo ad una serie di “intemperanze linguistiche”, infausti “tic lessicali” ed inciampi espressivi da parte di alcune alte cariche dello Stato Italiano, inimmaginabili soltanto qualche anno fa.
Il nostalgismo di un tempo si fermava ai “treni che arrivavano sempre in orario”, alle fantomatiche pensioni di anzianità concesse da Mussolini (grande bufala storica, in quanto il primo sistema previdenziale in Italia risale al 1895, istituito dal governo Crispi), alla bonifica delle paludi (in realtà in buona parte effettuate con i fondi del “piano Marshall” nel 1948-1952 e poi della Cassa del Mezzogiorno).

A preoccuparmi non sono più queste ricostruzioni fasulle e posticce tanto care ai nostalgici di un tempo, ma ciò che mi raggela il cuore e mi fa rabbrividire è la riproposizione nel 21° secolo di concetti per me aberranti come quello della cosiddetta “sostituzione etnica”, concetti relegati nelle cantine del nostro inconscio, rimasugli ideologici riemersi dallo scantinato di una certa destra, sotto forma di sostituzione etnica. Ma noi già viviamo in una società multietnica! Londra, Parigi, Amsterdam, Milano, Roma sono già città multietniche, dove lingue e culture diverse si incontrano e, quando questo non avviene, se ne pagano le conseguenze in termini di emarginazione, intolleranza e criminalità. 

Non ci sono muri e confini ideologici che tengano, quello della sostituzione etnica è un tema riportato nel “Mein Kampf” di Hitler (1925), fascismo e nazismo ed i reduci consapevoli o inconsapevoli di quelle ideologie, continuano a brandire un’idea di Nazione, e di identità, odiosa. Lo fanno in modo perfido e subdolo, reclamando addirittura la “purezza” non soltanto etnica ma addirittura linguistica. Ignorano che il concetto di identità nazionale che rivendicano in realtà non esiste più, in quanto l’identità oggi è frutto di incontro di culture e lingue diverse, in una ricomposizione che vede la contaminazione come elemento fondante.

Il 25 aprile deve essere la festa dei Diritti, che appartengono a tutti/e, senza distinzioni di alcun tipo come ricorda la nostra Costituzione. Non possiamo rimettere in discussione questo, se diamo spazio ai peggiori sovranismi, alle più feroci posture ideologiche, rischiamo un brusco ritorno a quello stato etico che pensavamo sostituito dallo stato di diritto.

Non dobbiamo mai più farci abbagliare dal nazionalismo, ma stare dalla parte degli ultimi, degli emarginati, dei detenuti (di cui, ahimè, faccio parte), ribadendo il valore fondamentale dell’antifascismo.

L’antifascismo è solidarietà, eguaglianza, libertà di scelte individuali, attivismo sociale, parità di genere, abbattimento di muri e pregiudizi. 

Il 25 aprile mi piace viverlo così: ribadendo l’antifascismo e un mondo senza muri né confini.