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ZeroCalcare – La profezia dell’armadillo – Seconda recensione Club del libro

ALESSIA

Siamo in ritardo, sì. È passato più di un mese dall’ultimo incontro del Club del libro della Casa famiglia Don Pino Puglisi. Eppure del secondo libro che abbiamo letto e di cui si è discusso ci siamo quasi dimenticati di scrivere le riflessioni emerse. Tra gli impegni quotidiani e la scelta dell’autore o autrice di questo articolo, alla fine eccoci qui. 

Vi racconto io com’è andata la mattina dello scorso 23 maggio in casa famiglia. Ci siamo riuniti tra ospiti, operatori e operatrici, una persona volontaria e tanto cibo (quello non manca mai!). In questo incontro si sono aggiunte due persone nuove rispetto al primo, il club cresce anche se non tutti avevano letto il fumetto di ZeroCalcare che avevamo scelto. Ne abbiamo parlato quindi in grandi linee, tracciando la trama per chi se l’era perso. 

Chi racconta la trama e specifica nei particolari più propriamente letterari dei testi scelti è sempre Brunonome di fantasia – che ha informato gli altri membri sul contenuto e la forma de “La profezia dell’armadillo”.

La profezia dell’armadillo

Il primo fumetto di ZeroCalcare, edito nel 2011,  ci dice già molto del suo personaggio autobiografico. Zero si vede alle prese con un evento difficile che attraversa la sua vita, la travolge, forse la cambia: la morte di una sua vecchia amica, una ragazza per cui ha avuto a lungo una cotta taciuta. Un lutto da portarsi dentro con tutti i dilemmi e le domande che lascia, come un buco nero che risucchia il tempo, la storia di chi resta.

 

Nella cornice principale del testo si vede Zero e il suo fedele amico immaginario Armadillo – rappresentativo della coscienza e della parte più intima e paranoica del sé – cercano di districarsi nelle maglie dell’evento luttuoso: dalla notizia della morte di Camille, una giovane ragazza come lui e il suo amico Secco , che soffriva di disturbi alimentari, al suo funerale.

Il fumetto è attraversato, quasi ad intervallare i momenti di angoscia che scandiscono i pensieri del protagonista, da continui flashback cronologicamente disordinati che compongono una serie di mini storie ambientate nel quartiere romano di Rebibbia. 

 

Ci siamo soffermati sulle diverse tematiche affrontate dall’autore e i protagonisti delle vicende, Giorgio poi – un altro nome di fantasia – come spesso fa, pur non avendo letto il fumetto si è fatto trovare preparato: prima dell’incontro aveva sbirciato su internet qualche commento interessante da proporre, come se fosse tornato di fronte una cattedra di scuola!

Le tematiche su cui abbiamo ragionato principalmente sono state tre:

  • Il ruolo dell’armadillo e la sua profezia;
  • L’attesa del momento perfetto;
  • Sull’immagine del “Porta-spade di Damocle”.

Il ruolo dell’armadillo, la coscienza, la parte inconscia, la voce che parla delle paure, delle ansie, dei rimorsi del passato, delle scelte non prese e di quelle invece prese in modo sbagliato. Abbiamo riflettuto sui mostri che ognuno di noi si porta dentro, con Virginia si è parlato della differenza tra l’Armadillo di Zero e l’ombra scura, alta, gigante di Camille. In una scena del fumetto infatti, quando i due amici Zero e Camille si ritrovano dopo tempo a passare la notte a casa del primo e decidono di lasciare i pensieri fuori dalla porta della camera. Le due immagini messe vicine, in silenzio, palesano il contrasto tra un essere buffo color arancione e uno spaventosamente buio. Ci siamo chiesti quanti e quali pesi ci si porta dentro senza condividerli con chi ci sta intorno, come questi crescano auto-alimentandosi delle nostre paure, come invece anche solo accogliere l’ascolto dell’altro possa aiutarci a schiarirli, a renderli più piccoli, o più leggeri. 

«Si chiama profezia dell’armadillo qualsiasi previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per logici e oggettivi, destinata ad alimentare delusione, frustrazione e rimpianti, nei secoli dei secoli. Amen.»

Giorgio ha letto in una prospettiva pessimistica la profezia autoavverante, ragionando su come a volte succede che siamo talmente in ansia per qualcosa di importante che aspettandoci il peggio, lo facciamo arrivare sul serio. Livia ha sottolineato invece l’ottimismo positivo che ci dà fiducia e che ci rende per questo più propensi a ottenere quel che ci prefiggiamo, dai piccoli successi quotidiani agli obiettivi di vita più grandi.

L’attesa del momento perfetto, condensata nell’immagine del tempo che fa ticchettare l’orologio nella testa di Zero ogni volta che prova fin da adolescente a esprimere i suoi sentimenti romantici per Camille: il tempismo che ripete “non è il momento” fino a quando quel momento non potrà più arrivare, con la morte della ragazza, l’orologio si arresta. Queste scene in particolare hanno riportato alla memoria degli ospiti più in là con gli anni i ricordi di relazioni di ambiguità con amicizie perdute da tempo. Abbiamo aperto una parentesi sugli approcci romantici di ognuno, sul rispetto, sul consenso. 

«La porta-spade di Damocle. Ideale per chi: è in attesa di rinnovo del contratto, è in attesa di pagamento di arretrati, è in attesa di sfratto esecutivo, è in attesa di giudizio, è affettivamente precario, è in attesa dell’esito di un colloquio, è in attesa di un esame.»

Anche questo sentimento di attesa che immobilizza la quotidianità e ci sospende dalla realtà è ritratto in modo lucido e ironico da un Zero legato a un marchingegno dal quale pendono sulla sua testa una serie di spade pronte a trafiggerlo o a cadere  terra lasciandolo illeso. Abbiamo riflettuto sul senso di insoddisfazione che in questi momenti ci rende incapaci di essere fieri del nostro operato perché troppo concentrati ad aspettarne i frutti. 

Tra una battuta e un’altra l’incontro si è concluso serenamente, abbiamo messo molta “carne sul fuoco” e abbiamo deciso poi di optare per il terzo libro su qualcosa del genere giallo o thriller in linea con i gusti del nuovo membro del club. In vista dell’estate, siamo un po’ più pigri e probabilmente risentirete del club del libro della casa famiglia direttamente a settembre. Ci salutiamo qui quindi, consigliando a chi non l’ha già fatto la lettura rigenerante di ZeroCalcare, in grado di sprofondare nelle tematiche più difficili con una leggerezza disarmante che fa sorridere chiunque.

Pat Barker – RIGENERAZIONE – Prima recensione Club del libro

FRANCESCO

“Rigenerazione”: con questo testo viene inaugurata l’attività del “Club del libro”, promosso da operator* e ospit* della struttura d’accoglienza “Don Pino Puglisi”.  L’idea di costituire un gruppo di lettura è venuta da sé, parlandone in maniera informale, ed ha subito generato un grande interesse. Dopo questo primo testo, alquanto impegnativo, proseguiranno gli incontri tematici nei quali, di volta in volta si deciderà un testo che verrà letto dai partecipanti. Il momento più interessante e stimolante è senza dubbio il confronto in gruppo, quando ogni persona esprime la sua opinione sul testo letto, arricchendo con il proprio punto di vista la discussione collettiva. Ma ora andiamo a raccontare qualcosa sul primo testo affrontato dal neonato Club.

La trama di Rigenerazione

Rigenerazione è il primo libro di una trilogia dell’autrice Pat Barker. La trama è incentrata sul processo di rinascita e ricomposizione di coscienze e identità frantumate dalla prima guerra mondiale, in un processo lungo e doloroso, vissuto dalle persone che si ritrovano ricoverate presso il Craiglockhart War Hospital per i traumi riportati durante la guerra in prima linea.

Siamo nel 1917, in Scozia, mentre le nazioni europee si fronteggiano in una guerra estenuante e logorante, che vedrà, come noto, milioni di giovani europei non far più ritorno a casa, quasi un’intera generazione di giovani uomini falcidiata dall’orrore della guerra. L’autrice intende rendere giustizia alla memoria dei caduti, far riflettere sulle atrocità della guerra e sull’enorme spreco di risorse umane che implacabilmente essa richiedeIl luogo dove si svolge principalmente la trama è l’ospedale di Craiglockhart, ospedale militare che ha come compito “istituzionale” quello di risanare la psiche stravolta dei suoi pazienti-ospiti, tutti reduci dal fronte, per ricomporla in un’unità utile alla causa nazionale: far tornare operativi i soldati in prima linea, per continuare la guerra. Gli ufficiali medici impegnati a Craiglockhart si cimentano nella cura dei propri pazienti utilizzando gli strumenti della moderna psichiatria, allora ancora una giovane disciplina, per far riemergere i traumi dei pazienti e trovare la via per sanarli. Pat Barker riesce a dipingere in maniera profonda e dettagliata i suoi personaggi, accompagnandoci nella loro conoscenza intima, e nell’esplorazione dei disturbi causati dai traumi vissuti, facendoci rivivere il loro profondo dolore. Tra i molteplici personaggi narrati da Barker mi soffermerò sui due che più mi hanno colpito: Siegfried Sassoon e William Rivers.

Siegfried Sassoon, ufficiale dell’esercito ricoverato a Claiglockhart, si trova contro la sua volontà ospite dell’ospedale, a causa di una pubblica denuncia che egli, poeta di fama, aveva rivolto alla guerra e alla gerarchia militare. La sua denuncia creò scalpore, e per evitare il processo per insubordinazione i suoi superiori preferirono dichiararlo inabile al servizio militare, per problematiche psichiche.

Sassoon, se da un lato si dichiara pubblicamente contrario alla guerra in corso, dall’altro mostra una grande voglia di tornare operativo, per il suo forte sentimento patriottico. Il dualismo tra l’orrore provato verso la guerra e la voglia spasmodica di tornare ad esserne attori, permea molti ospiti di Claiglockhart. Tale contraddizione è oggetto di studio per un personaggio centrale del libro, il dr. William Rivers, psichiatra e antropologo, capitano dell’esercito britannico, che potremmo definire un medico “illuminato”, che mette al centro il benessere dei suoi pazienti e l’etica professionale, sempre pronto a mettersi in discussione e a rivedere le strategie terapeutiche messe in atto, pronto a cambiare opinione e ad apprendere dai propri pazienti, con una visione estremamente attuale del proprio ruolo.

Il dottor Rivers entra in contatto con vari soldati internati, alcuni celebri come i poeti Siegfried Sassoon e Wilfred Owen, tutti accomunati dall’esperienza della guerra di trincea, e dai traumi che essa ha loro causato. Nello scavare nella psiche dei reduci il dr. Rivers compie un percorso interiore che lo porta a maturare una visione critica della guerra, e la convinzione che nulla può giustificare tutto il dolore causato e che lui, suo malgrado, è costretto a rivivere dalla voce dei suoi pazienti. L’idea che la guerra avesse “maturato” quei giovani viene respinta da Rivers, che vede davanti a sé uomini precocemente invecchiati che tuttavia mantengono forti tratti infantili, in una scissione della personalità non riconducibile ad una sana maturità. 

L’incontro del Club del libro

Qualche giorno fa si è riunito quindi il neonato “Club del libro”, per discutere di “Rigenerazione”. La lettura condivisa ha permesso a noi partecipanti di riflettere, collettivamente, sulle tematiche affrontate dal testo. Alcun* di noi hanno trovato delle affinità tra il carcere e l’ospedale di Claiglockhart, entrambe istituzioni totali, e il tema dell’infantilizzazione dei detenuti/pazienti. Un altro tema che è stato oggetto di discussione è stato il riferimento dell’autrice alle distinzioni di classe, che portano alcuni personaggi a criticare il sentire comune (Billy Prior, uno dei pazienti di Rivers, dichiara: “La cosa che più mi fa imbestialire è che la gente a casa sostiene che al fronte non ci siano distinzioni di classe. Balle!!”) e il dr. Rivers a ragionare su come addirittura l’incidenza delle malattie sia diversa tra ufficiali e soldati: i primi più inclini alle malattie psichiche, i secondi a quelle fisiche. Un’altra tematica sottolineata nella discussione di gruppo è stata quella dell’omosessualità, che in Rigenerazione viene solamente accennata, in quanto l’autrice la approfondirà maggiormente nel secondo e nel terzo libro della trilogia. 

Durante il momento di confronto di gruppo ogni partecipante al club del libro ha espresso quale sia stato il personaggio cui più si è affezionato durante la lettura, e stranamente tra tutt* i/le partecipant* (6) nessun* ha dato una risposta uguale ad un altr* (personalmente ho votato il dr. Rivers, un personaggio per me veramente affascinante). Questo sicuramente a dimostrazione della grande capacità dimostrata dall’autrice nel costruire personaggi variegati e ben caratterizzati, ai quali ogni lettore si può affezionare/immedesimare in maniera personale.

Al termine dell’incontro dedicato a “Rigenerazione” più di un partecipante ha dichiarato che sicuramente terminerà la lettura della trilogia di Barker, con ciò confermando il grande successo che ha avuto nel nostro piccolo ma agguerrito club. Siamo piccoli ma cresceremo… un passo alla volta!